Qualsiasi persona diriga un’impresa sa quanta differenza può fare sul fatturato una buona strategia di marketing. Specie nell’epoca dell’iperconnessione che viviamo, pensare di sopravvivere tra competitor affamati online senza un piano editoriale in mente è fantascienza.
La pubblicità ha subito enormi evoluzioni nel corso dei decenni. Tutto è iniziato come semplici annunci: claim affascinanti e illustrazioni d’epoca, un misto innovativo del moderno copywriting e della potenza dell’immagine.
Poi la fotografia ha sparigliato le carte. Non era più necessario disegnare un uomo che si rade per vendere un prodotto per la barba: bastava fotografare un uomo vero, come la persona che si voleva attirare, per essere convincenti.
E il marketing fotografico ha ancora un grande appeal. Una foto è rapida, immediata, intuitiva, facile da condividere in pochi secondi. Se accompagnata da una didascalia interessante, poi, diventa la perfetta macchina da like sui social -e il punto non è che attiri like, ma che attiri potenziali nuovi clienti-.
Eppure, il video sbanca tutto. Ha potenzialità estremamente più vaste dell’immagine ed integra tutti i meccanismi della persuasione che oggi conosciamo.
Ecco quali sono, a mio parere, i tre motivi per cui il marketing senza video smetterà di esistere in pochi anni!
Il video è inclusivo
L’immagine fotografica è vittima di un processo di fruizione a senso unico. Il fotografo scatta, l’editor corregge, il social media manager pubblica… e l’utente guarda. Interagisce con il post, ovviamente, mettendo un like, commentando o inviandolo ad un amico, ma non può fare altro.
Nel mio lavoro di videomaker ho sempre voluto raccogliere testimonianze da qualsiasi persona, su qualunque tematica. Credo che parte della bellezza di quest’arte sia la sua capacità di inclusione.
La fotografia in quanto tale è fruibile solo da alcune persone. Basta uno schermo di bassa qualità o una patologia della vista a rendere impossibile il goderne e, ancora peggio, veicolare il messaggio che si vuole passare. Alle scuole superiori avevo un compagno di classe non vedente: per lui guardare una delle foto che scattavo all’epoca era impossibile. Poi gli ho inviato per e-mail un mio video. Aveva una pessima qualità, era girato con un cellulare e montato con un programma gratuito. Eppure è arrivato all’obiettivo: fargli sentire le voci di tutti i compagni di classe che gli auguravano buon compleanno. Può sembrare una sciocchezza, ma il video in quel caso superò una difficoltà oggettiva che avrebbe reso impossibile la fruizione di un prodotto differente.
Se la tua azienda vuole provare ad interessare davvero qualsiasi persona, il video è decisamente una strategia che, affiancata al testo scritto o all’immagine, può fare la differenza.
Il video è multi-prospettico
Raccontare cento punti di vista con una foto è possibile, ovviamente. Davanti alla stessa scena, diversi fotografi -amatoriali o professionisti- immortalerebbero un segmento della realtà, una sua frazione. Potrebbero essere foto fantastiche, dal punto di vista tecnico ed espressivo: giusti i colori, la composizione dell’immagine, l’apertura del diaframma, l’espressione del soggetto, il dettaglio di un volto o di un edificio.
Eppure, quella singola immagine sarebbe intrinsecamente incompleta. Racconterebbe di un dettaglio, da un solo punto di vista. Ne servirebbero migliaia per raccontare la realtà in modo più rotondo, e anche così sarebbe quasi impossibile riuscirci realmente.
Con il video si può creare un prodotto polifonico: un coro di immagini, di suoni, di musica, di grafiche che tutte insieme raccontano una storia, con una potenza comunicativa sufficiente a scavare in un messaggio e rimanere nella memoria più a lungo.
Il cervello umano si è adattato al prodotto cinematografico in pochissimi anni: quello che l’immagine poteva fare in modo sorprendente fino agli anni ‘60, oggi il video lo può fare meglio.
Il video… piace!
Questo è un dato di fatto obiettivo: basta guardare le analytics dei più famosi social network al mondo. Il video piace, e basta. Le condivisioni interne ai social, lo scambio tra utenti, i tag, i commenti e l’engagement dei post aumenta vertiginosamente, quando si parla di prodotti video.
Non necessariamente pubblicitari. Un video interessante può vendere, ma anche intrattenere, divertire, far riflettere, far imbestialire, offendere. Il punto è che verrà condiviso, condiviso e condiviso ancora, e sempre più utenti lo guarderanno e lo invieranno agli amici a loro volta.
Pensa a quanto può viaggiare veloce il tuo messaggio, se smuovi appena questa piccola chiave di volta.
Se vuoi imparare a pensare, ideare, progettare e realizzare video pubblicitari per la tua attività, contattami: ho studiato il mio corso VM24 esattamente con questi obiettivi. Tutta l’esperienza di dieci anni di carriera, decine di personaggi intervistati, moltissime macchine fotografiche sostituite e ore e ore di pianificazione editoriale mi hanno insegnato tanti trucchi pratici che sono certo potrebbero essere utili anche a te.